DANIELE ROCCI / SOURCE CODE

curated by Italo Bergantini and Gaia Conti


February - March 2016

ROOMBERG ROMBERG'S Project Space - Latina (Italy)

Installation view, photo © Marcello Scopelliti

a view of the sculpture RGB, 2015

RGB 2015. Expanded polyurethane foam, synthetic resin, synthetic varnish and ethernet cables, cm 80x70x190

From left: Dio è il mio giudice, 2014. Right RGB, 2015

Solipsismo, 2014. Expanded polyurethane foam and ethernet cables cm 80x30x40 each sculpture

EN_

There is no language without deceit
Italo Calvino

Knowledge is endangered. It's been a while since the birth of the critical thinking, wonderfully explained by images in the epic movie "2001: A Space Odyssey". A black monolith uncannily appears, knowledge is breathed, the chief of the hominids uses the tools at his disposal as a weapon - probably the most powerful and famous movie scene ever. Thousands of years later, nowadays, the availability of new technologies creates a situation of over-information that causes the hybridity of thoughts. Void. Homologation. And Daniele Rocci’s visions are ready to materialize.
Welcome, mutant beings. The main characters of the first artist’s solo show at the Romberg gallery are actors in an alternative world of elemental forms. Daniele’s universe is crowded with strange, colorful creatures, molded from a lightweight material, which is hard to control, like expanded polyurethane foam. An uncommon material mostly used in constructions such as insulation, which he masters to "draw in the air” a crowd of hominids of different heights. They are born with an iron rod heart and a fragile body, as if they were “cross-sectional” beings that put the artist’s thoughts and dreams into practice.
They are the citizens of imperfect humankind. They are motionless. They are both technological and analogical at the same time. Speechless, but with plenty to say. They live in the "global village" theorized by the Canadian academic Marshall McLuhan, a village in which information is widespread all over the world. Here are the "RGB" - Red/Green/Blue – like the color-coding that enables us to see images on the computer. A small army of disconnected creatures, whose cable is, indeed, unplugged from that same information network travelling at neuronal speed and excluding any intellectual effort. Custom-made algorithms designed to please our tastes. We are what we think, but we should not be what they want us to think.
Information becomes a background buzz set aside from its uncontrolled spread, it is a Black Being, it is the lack of color, it is silence, it is zero point.
"What I Want" is a series of drawings - each piece is a letter, each frame a figure. I can get what I want, what I think only through the proper order of the items. And the same goes for deciphering the work that is the symbol and the signature of the exhibition; seven blue, head bowed beings silently waving their arms: "God is my judge” - the meaning of the name Daniele in Hebrew - they cried out loud in semaphore alphabet. As recipients we are called one by one to transform the signifier into signified.
Rocci’s sculptures are modern centaurs confined within their thoughts. They are creatures balancing on the edge between artificiality and bestiality reflecting a world subjugated by an invisible, omnipresent mastermind: the visions of the Matrix seem to come true. Everyday world is real, but what we are experiencing is the result of a perfectly constructed, almost tailor-made reality. And what is left to us, viewers and actors, is the task of keeping asking questions, imagining and developing concepts…up to connect to the Source Code. (Text by Gaia Conti)

IT_

Non c’è linguaggio senza inganno
Italo Calvino

La conoscenza è in via di estinzione. Dalla nascita del pensiero critico, mirabilmente spiegata per immagini nel capolavoro cinematografico “2001: Odissea nello spazio”, ne è passato di tempo. Un monolite nero appare misteriosamente, la conoscenza viene infusa, il capo degli ominidi usa gli strumenti che ha a disposizione come arma - probabilmente la scena filmica più potente e famosa di sempre. Migliaia di anni più tardi, ora, la disponibilità di nuove tecnologie crea un fenomeno di sovra-informazione che tende all’ibridazione del pensiero. Il vuoto. L’omologazione. E le visioni di Daniele Rocci sono pronte a materializzarsi.
Esseri mutanti, benvenuti. I protagonisti della prima personale dell’artista alla galleria Romberg sono attori in un mondo parallelo di forme primordiali. L’universo di Daniele è affollato di strane creature colorate, plasmate da un materiale leggero e difficilmente controllabile come la schiuma di poliuretano espanso. Un materiale inusuale, solitamente impiegato in edilizia come isolante, che lui padroneggia per “disegnare nell’aria” una folla di ominidi di diverse stature. Nascono con un animo in tondino di ferro e un corpo evanescente, come esseri “trasversali” che animano i pensieri e i sogni dell’artista.
Sono cittadini di un’umanità imperfetta. Immobili. Tecnologici e allo stesso tempo analogici. Senza parole, ma con molto da dire. Abitano quel “villaggio globale” teorizzato dallo studioso canadese Marshall McLuhan, nel quale l'informazione è portata capillarmente da una parte all'altra del globo. Ecco gli “RGB” - Red/Green/Blue - come il codice colore che ci permette di vedere le immagini al computer. Un piccolo esercito di creature sconnesse, il cui cavo è, appunto, scollegato da quella stessa rete di informazioni che si muove a velocità neuronale, eliminando ogni sforzo intellettivo. Algoritmi studiati per compiacere i nostri gusti, cuciti su misura. Siamo quello che pensiamo, ma non dobbiamo essere quello che vogliono farci pensare.
E l’informazione diventa un brusio di fondo annullata dalla sua diffusione incontrollata, è un Essere Nero, è la mancanza di colore, è silenzio, è zero assoluto.
“What I Want” è una serie di disegni, ogni pezzo una lettera, ciascuna stampa una figura. Quello che voglio, quello che penso lo ottengo solo con il giusto ordine degli elementi. La stessa disciplina nel decifrare i sette esseri blu dal capo chino, emblema e firma della mostra, sbracciarsi silenziosi: “Dio è il mio giudice”, l’etimologia del nome Daniele in ebraico, gridano in alfabeto semaforico. Come riceventi siamo chiamati per nome a trasformare il significante in significato.
Le sculture di Rocci rappresentano moderni centauri confinati all’interno dei propri pensieri. Sono creature al limite tra artificio e bestialità che rispecchiano un mondo soggiogato da un ubiquo burattinaio invisibile: le visioni di Matrix sembrano prendere forma. Il mondo che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi è reale, ma quello che viviamo è frutto di un’apparenza costruita ad hoc. E a noi, spettatori e attori, il compito di porci degli interrogativi, di far correre la mente, elaborare i concetti e pensare...fino a connetterci al Source Code, il Codice Sorgente. (Testo di Gaia Conti)

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