ROMBERG'S 2021-2022 SEASON
GIUSEPPE RIPA POLITICO
curated by Italo Bergantini and Gianluca Marziani - texts by Simone Bergantini and Gianluca Marziani
November 2021 - January 2022
ROOMBERG ROMBERG'S Project Space - Latina (Italy)
ROMBERG'S 2021-2022 SEASON
curated by Italo Bergantini and Gianluca Marziani - texts by Simone Bergantini and Gianluca Marziani
November 2021 - January 2022
ROOMBERG ROMBERG'S Project Space - Latina (Italy)
POLITICO by Simone Bergantini
EN_
“Politico” is the title of Giuseppe Ripa's new exhibition, “Privato” is the text I am going to write.
I have known Giuseppe for several years now, we have not met up many times to tell the truth but every meeting was like a stretch of elastic. Giuseppe has a European-style humanist culture, a minimalist approach and a sociological openness to the countries where he often travels.
This information helps us to understand the artistic figure of a profoundly contemporary author. Using photography today for an author is a complex choice, the photographic language has been completely absorbed by the dynamics of global communication and exhausted to the limits of sterility. Producing a sense, imprisoning it in a single image is a challenge worthy of a subject for a Spanish novel of the early 600s.
There is an image in this exhibition that I would have liked to have taken, so simple and powerful that it provides us with one of the possible interpretations of the entire exhibition. You see a rock wall, he tells me that he took it in one of his many journeys of reconnaissance on the Adriatic coast, I think it is tuff, on the ground behind the backdrop of a rock a grey and dusty floor is inserted for a few meters under a large yellow stone wall and forms a small shelter. In the darker parts, some green spots act as a hygrometer. The colour palette is very soft and minimal in shades of beige. There is no action in the frame, no dramatic event. A deep and slow tension keeps the two forces in balance.
From top to bottom, the slow action of atmospheric agents has carved thousands of sharp protrusions in the stone, repelling both to the touch and to the eye. In a different way, gravity swells some fabrics hanging from the ceiling, left there by those who have sought and will seek shelter, they look to me like a soft overturned mattress. In this introspective and elegant image that tells us so much about its author, we are given a series of essential clues to understand the rest of the exhibition and its title "Politico". It is the photograph in which the world is upside down, a soft bed is suspended in the air and hides the blades like a mirage.
In this metaphorical Platonic cave, what is evident is the absence of that depth which is needed to trigger the play of light and shadow which, according to the philosopher, can lead us to the discovery of reality and the things that surround us. In this shot, which tells us about a bed, I see a contemporary nativity scene in which Ripa has chiselled an operation of visual ecology, subtracting from our already overloaded gaze all that is superfluous thereby delivering the essence of an entire fiction in this single image.
OGGETTO POLITICO by Gianluca Marziani
EN_
Partial structures of original forms, limbic fragments of abstracting geometry, fluctuating elements of a disintegration that belongs to the plastic composition of the objectual world. Giuseppe Ripa works within the natural scenery of coasts and uninhabited spaces, where land and water draw variable perimeters of the Italic profile. The artist's conceptual eye works on those zigzagging drawings, he engages to capture visuals from the waste that the sea releases onto the land, within an implacable cycle of absorption and restitution, within a breath of the world that engulfs and spits out the molecular digestion of the individual fragments.
The SEASIDE cycle writes primordial sentences without any human presence, in the "before" and "after" that outlines the author's lateral gaze, his analysis of entropic chaos, his shots in which each absence weighs out the "political" content of the images. A militant working that does not declare any belonging or ideologies, preferring the essence of a metaphorical partiality, a wound of the form, a bone fracture of the initial object. The amputation of inanimate bodies encompasses the political area of the works, the field of moral practice in which waste denotes breakages in the production cycle, errors in the collective chain, a stumbling in the performing tenor of the institutions.
There is a stalling point in the cycle of terrestrial events, an instant that is transformed into the "political" limbo between growth and death: Giuseppe Ripa’s visual oxygenation pulsates on that thin invisible line, his minimal and silent nature, that way of venturing into the landscape as Ben Rivers does in his documentaries, observing the infinitesimal margin, the determined absence, the displacement of function and meaning, recovery seen as the possibility of a new ethical aerobic.
OGGETTO POLITICO di Gianluca Marziani
IT_
Strutture parziali di forme originarie, frammenti limbici dalla geometria astraente, elementi fluttuanti di una disgregazione che appartiene alla composizione plastica del mondo oggettuale. Giuseppe Ripa agisce nello scenario naturale di coste e spazi disabitati, dove terra e acqua disegnano perimetri variabili del profilo italico. Su quei disegni zigzaganti agisce l’occhio concettuale dell’artista, il suo ingaggio di catture visive tra gli scarti che il mare rilascia sulla terraferma, dentro un ciclo implacabile di assorbimento e restituzione, dentro un respiro del mondo che ingloba e sputa la digestione molecolare dei singoli frammenti.
Il ciclo SEASIDE scrive frasi primordiali senza alcuna presenza umana, nel “prima” e “dopo” che delinea lo sguardo laterale dell’autore, la sua analisi del caos entropico, le sue inquadrature in cui ogni assenza soppesa il contenuto “politico” delle immagini. Un agire militante che non dichiara appartenenze e ideologie, preferendo l’essenza di una parzialità metaforica, una ferita della forma, una frattura ossea dell’oggetto iniziale. L’amputazione dei corpi inanimati racchiude la zona politica delle opere, il campo di pratica morale in cui lo scarto denota rotture del ciclo produttivo, errori nella catena collettiva, inciampi nel tenore performante delle istituzioni.
Esiste un punto di stallo nel ciclo degli eventi terrestri, un istante che si trasforma nel limbo “politico” tra crescita e morte: su quella sottile linea invisibile pulsa l’ossigenazione visuale di Giuseppe Ripa, la sua natura minimale e silenziosa, quel modo di avventurarsi nel paesaggio come fa Ben Rivers nei suoi documentari, osservando lo scarto infinitesimale, l’assenza determinata, lo spostamento di funzione e senso, il recupero come possibilità di una nuova aerobica etica.
POLITICO di Simone Bergantini
IT_
Politico è il titolo della nuova mostra di Giuseppe Ripa, Privato è il testo che scriverò.
Conosco Giuseppe ormai da diversi anni, non ci siamo frequentati molto a dire il vero ma ogni incontro è stato un tiro di elastico. Giuseppe ha una cultura umanista di stampo europea, un approccio minimalista e un’apertura sociologica verso i Paesi dove spesso viaggia.
Queste informazioni ci aiutano a capire la cifra artistica di un autore profondamente contemporaneo. Utilizzare la fotografia oggi per un autore è una scelta complessa, il linguaggio fotografico è stato completamente assorbito dalle dinamiche della comunicazione globale e sfibrato ai limiti della sterilità. Produrre un senso, imprigionarlo in una singola immagine è una sfida degna di un soggetto per un romanzo spagnolo di inizio 600.
C’è un’immagine di questa mostra che avrei voluto scattare io, talmente semplice e potente da fornirci una delle possibili chiavi di lettura della mostra intera. Si vede una parete di roccia, mi racconta di averla scattata in una delle tante ricognizioni sulla costa adriatica, credo sia tufo, a terra dietro la quinta di un sasso un pavimento grigio e polveroso si inserisce per qualche metro sotto una grande parete di pietra gialla a formare un piccolo riparo. Nelle parti più in ombra alcune macchie verdi fanno da igrometro. La palette di colori è morbidissima e minimale nei toni del beige. Nell’inquadratura non c’è azione, nessun colpo di scena. Una tensione profonda e lenta tiene in equilibrio due forze.
Dall’alto verso il basso il lento agire degli agenti atmosferici ha scolpito nella pietra migliaia di sporgenze aguzze, respingenti tanto al tatto quanto allo sguardo. In maniera diversa la gravità gonfia alcuni tessuti appesi al soffitto, lasciati li da chi ha cercato e cercherà riparo, mi appaiono come un morbido materasso capovolto. In questa immagine introspettiva ed elegante che tanto racconta del suo autore ci vengono forniti una serie di indizi essenziali per comprendere il resto della mostra e il suo titolo “Politico”. È la fotografia in cui il mondo è sotto sopra, un letto morbido è sospeso in aria e come un miraggio nasconde lame.
In questa metaforica caverna platonica ciò che risulta evidente è l’assenza di quella profondità necessaria ad innescare il gioco di luci e ombre in grado secondo il filosofo di portarci alla scoperta della realtà e delle cose che ci circondano. In questo scatto, che ci racconta di un giaciglio, ritrovo un presepe contemporaneo in cui Ripa ha cesellato un’operazione di ecologia visiva sottraendo al nostro sguardo già sovraccarico tutto il superfluo per consegnarci in questa singola immagine l’essenza di un intero immaginario.