MICHELANGELO GALLIANI / LA MATRICE DELL'INGANNO
curated by Italo Bergantini and Gaia Conti
June - August 2016
ROOMBERG ROMBERG'S Project Space - Latina (Italy)
curated by Italo Bergantini and Gaia Conti
June - August 2016
ROOMBERG ROMBERG'S Project Space - Latina (Italy)
EN_
Our eyes do not see things but images of things
meaning other things
Italo Calvino
“Se pareba boves, alba pratalia araba, et albo versorio teneba, negro semen seminaba.” (In front of him - he - led oxen, white fields - he - plowed, a white plow - he - held, a black seed - he - sowed.) This is a popular allusive text, probably the oldest in Romance language, known as the Veronese riddle, and it is about the act of writing: the oxen are the fingers, the white field is the paper sheet, the white plow is the quill pen and the black seed is the ink. It is a metaphor of truth, a reality meaning something else. Reality is always multifaceted - an issue which the Italian artist Michelangelo Galliani skillfully masters. His exhibition at Romberg (Latina) is about a sophisticated selection of his latest works in a synthesis of sacred and profane.
In the gallery space sculptures of various sizes which create a dynamic and vibrant context pleasantly coexist. The exhibition consists in small units, heads, limbs, fragments of stories that turn into more structured unities.
Galliani mimics in a clever way drawing inspiration from the classics and manipulating them, until reaching a world that has a life of its own, with a singular narrative power. He is able to trigger mixed feelings cleverly combining heterogeneous materials such as marble, steel, wax, slate, ceramic, lead and gold, which enhance each other and communicate expressiveness and lyricism. The artist easily catches the real soul of the subjects constantly keeping the project coherent as well as integrated with an expressive syntax, which favors contemporary contents, in original shapes.
By empting shapeless blocks of rough material Michelangelo Galliani extracts units both generated and generators of that existential, genuine essence, unveiling truths which "are illusions of which we have forgotten are illusions", paraphrasing Nietzsche. This is how the artist triggers a dissimulation which is the matrix of deception. (Text by Gaia Conti)
IT_
L’occhio non vede cose ma figure di cose
che significano altre cose.
Italo Calvino
“Se pareba boves, alba pratalia araba, et albo versorio teneba, negro semen seminaba.” è un famoso testo allusivo, probabilmente il più antico pervenutoci in lingua romanza, conosciuto come l’indovinello veronese, che parla tra le righe dell’atto dello scrivere: i buoi sono le dita, il campo bianco è il foglio di carta, il bianco aratro è la penna d'oca e il nero seme è l'inchiostro. Una metafora della verità, una realtà travestita d’altro. La realtà ha sempre molte sfaccettature. Un contesto che padroneggia abilmente l’artista emiliano Michelangelo Galliani, in esposizione alla Romberg di Latina con una raffinata selezione di lavori degli ultimi anni in una sintesi tra sacro e profano.
Nello spazio della galleria convivono armoniosamente opere scultoree di dimensioni differenti che danno vita ad un insieme dinamico e vivace. Il percorso espositivo si compone di unità minime, teste, arti, frammenti di storie che si trasformano in singolarità più strutturate.
Galliani simula abilmente utilizzando un’ispirazione classica e manipolandola fino a raggiungere un mondo d’elezione che vive di vita propria con una potenza narrativa fuori dal comune, e scardina emozioni contrastanti accostando sapientemente materiali eterogenei come la pasta marmorea, l’acciaio, la cera, l’ardesia, la ceramica, il piombo, l’oro che si esaltano a vicenda in una resa d’espressività e lirismo. L’artista sa cogliere con facilità la natura intrinseca dei soggetti mantenendo sempre una coerenza progettuale ben integrata ad una sintassi espressiva che predilige l’aderenza a contenuti contemporanei, con forme originali e mai scontate.
Nello svuotare blocchi informi di materiale grezzo Michelangelo Galliani estrae sotto il suo robusto incedere unità generate e generatrici di quell’essenza esistenziale, autentica, disvelando verità che “sono illusioni - parafrasando Nietzsche - di cui si è dimenticato che sono tali” innescando in questo modo una dissimulazione che è la matrice dell’inganno. (Testo di Gaia Conti)