HOSPITALITY SEASON - CHAPTER 5 - GUEST CHIYOKO OKABE

TORU HAMADA ST. LUBIN...


May - July 2023

ROOMBERG ROMBERG'S Project Space - Latina (Italy)

vista dell'allestimento mostra personale Toru Hamada. In questa foto, in primo piano, una tela dipinta con colori accesi dalle forti tonalità rosa e rosso, con improvvise isole di un colore blu luminoso

T-12-104, 2012. Mixed technique on canvas, 130x130 cm 

In questa immagine si può vedere l'allestimento della mostra composto da una lunga sequenza di dipinti astratti dai colori chiari di dimensioni medio grandi

Exhibition views ph. © Marcello Scopelliti

foto di allestimento delle opere astratte dell'artista Toru Hamada all'interno della galleria

2021 mixed technique on cardboard, 130x130 cm (each)

l'immagine mostra uno dei dipinti esposti in mostra, il blu usato dall'artista domina la superficie dell'opera, dal suo interno emergono molteplici zone colorate

T-14-18, 2014. Mixed technique on cardboard, 130x130 cm

Nella totalità di una mostra generosamente colorata, in questa foto è visibile l'unico dipinto bianco e nero della mostra, si riconoscono forme, gambine stilizzate che rotolano all'interno della tela, numeri e segni, la sua realizzazione risale al 2011

T-05-11, 2011. Mixed technique on canvas, 130x130 cm

nell'immagine di allestimento,  in primo piano un'esplosione di colori, due grandi opere astratte dalle tonalità verdi brillanti

T-20-4, 2020  < >  T-20-5, 2020. Mixed technique on cardboard, 130x130 cm (each)

EN_

The exhibition “St. Lubin…”, the last of the cycle Hospitality Season, an exhibition curated by Italo Bergantini and Gaia Conti, opens on Sunday 28th May and lasts until Saturday 29th July.

This has been an important season with five different chapters, each dedicated to a selected guest and with a main theme, but also with a fundamental bond: hospitality in its many facets.

In the spaces of the Romberg Arte Contemporanea in Latina: a Foundation, three friends, a critic, a Festival - Art Stays – have each followed one another through two curators/artists, as well as artistic directors.

For the final meeting, the special guest is an overseas collector recently immortalized on the cover of the magazine "Fashion book for over 60's" vol.2. Chiyoko Okabe, this is her name and she presents, in the spaces of the gallery, a selection of recent canvases by Toru Hamada, introduced by a text by Gianluca Marziani, curator of the exhibition together with Italo Bergantini. An artist of Japanese nationality who, like her, for many years has been working at the address of St. Lubin immersed within the French countryside, her adopted land. They are linked by the Japanese concept of Omoiyari which indicates a profoundly human nature, capable of always being available to others, looking after interests of others, moved by an intimate and authentic respect. The season therefore ends with Kindness, of soul, of style and of approach to life and towards others. A sacred and universal sentiment, like that of Hospitality.

Gianluca Marziani writes: starting from the domestic sequences of HiroKazu Kore-eda and Ryūsuke Hamaguchi, two Japanese filmmakers who have inherited the film heritage of Yasujirō Ozu, of his interiors filled with courteous lives, of the admirable balance within the living space, of the fluid movement of the bodies who do not perceive the limit of the walls but the opening of emotional harmonies in front of the expanded horizons of what they can see.. Toru Hamada reminds me of the protagonists of Kore-eda with their silent and comfortable civilities, that caressing instinct for hospitality seen as a common home for bright souls. His life, between Japan and the French countryside, a movement that is not distance but a double resolving of the same aesthetic wisdom, means a union of Yin and Yang, West and East, body and spirit that here merge to become painting and volume, colour and matter, form and substance. Each of Toru's works resembles the polite rituals of his approach to others: heterogeneous forms that tend towards harmonic unison, a stereophonic diapason, a nuclear fusion of drawing in cathartic abstraction. Paintings and sculptures that attract the eye with their radiating echoes, their gentle way of calling us towards cosmic geometry and liberating colour. Iconographic signs of a certain way of inhabiting the world and the work, dialogue and invention, evoking the reasons for an educated yet never comforting beauty, a beauty that has the implicit violence of the aurora borealis but also the animistic synthesis of a total belonging to the destinies of Nature. The kindness of Toru Hamada, his widespread hospitality in the places where he eats, paints and loves, his words that embrace you like a granular wind: human notes like the songs of a whale that are transformed into an immersive geography, an ideal place where his works look like trees with their heads in the sky and their roots in the soil of memory.

IT_

Si apre domenica 28 maggio, e fino a sabato 29 luglio 2023, la mostra “St. Lubin…”, l’ultima del ciclo della Hospitality Season, rassegna curata da Italo Bergantini e Gaia Conti.

Una stagione importante con cinque diversi capitoli, ciascuno dedicato a un’ospite selezionato e con un tema portante, ma con un fondamentale legante: l’ospitalità nelle sue molteplici sfaccettature.
Negli spazi della Romberg Arte Contemporanea di Latina si sono succeduti una Fondazione, tre amici, un critico, un Festival - Art Stays - attraverso due curatori/artisti, nonché direttori artistici.

Per l’incontro conclusivo l’ospite speciale è una collezionista di oltre oceano recentemente immortalata sulla cover del magazine "Fashion book for over 60's" vol.2. Chiyoko Okabe, questo il suo nome, presenta per gli spazi della galleria una selezione di tele recenti di Toru Hamada, introdotte da un testo di Gianluca Marziani, curatore della mostra insieme a Italo Bergantini. Artista di nazionalità giapponese, come lei, da moltissimi anni lavora all’indirizzo di St. Lubin immerso nella campagna francese, sua terra d’adozione. A legarli il concetto nipponico dello Omoiyari che indica una natura profondamente umana, capace di mettersi a disposizione degli altri, di curarne gli interessi, mossa da un intimo e autentico rispetto.

Si chiude quindi la stagione con la Gentilezza, d’animo, di stile, di approccio alla vita e nei confronti degli altri. Un sentimento sacro e universale, come quello dell’Ospitalità.

Scrive Gianluca Marziani: partire dalle sequenze domestiche di HiroKazu Kore-eda e Ryūsuke Hamaguchi, due cineasti giapponesi che hanno raccolto l’eredita filmica di Yasujirō Ozu, dei suoi interni di vite gentili, degli equilibri mirabili nello spazio abitativo, del movimento fluido dei corpi che non percepivano il limite dei muri ma l’apertura delle armonie emotive davanti agli orizzonti espansi dello sguardo. Toru Hamada mi ricorda i protagonisti di Kore-eda con le loro gentilezze silenziose e confortevoli, quel carezzevole istinto all’ospitalità come casa comune delle anime luminose. La sua vita tra il Giappone e la campagna francese, un moto che non è distanza ma doppio risolto di una medesima sapienza estetica, significa unione di Yin e Yang, Occidente e Oriente, corpo e spirito che qui si fondono per diventare pittura e volumetria, colore e materia, forma e sostanza. Ogni opera di Toru somiglia ai rituali educati del suo approccio all’altro: forme eterogenee che tendono all’unisono armonico, al diapason stereofonico, ad una fusione nucleare del disegno in astrazione catartica. Quadri e sculture che attraggono lo sguardo nei loro echi irradianti, nel loro modo gentile di chiamarci verso la geometria cosmica e il colore liberatorio. Segni iconografici di un certo modo di abitare il mondo e l’opera, il dialogo e l’invenzione, evocando le ragioni di una bellezza educata e mai consolatoria, una bellezza che ha la violenza implicita dell’aurora boreale ma anche la sintesi animistica di un’appartenenza totale ai destini della Natura. La gentilezza di Toru Hamada, la sua ospitalità diffusa nei luoghi in cui mangia, dipinge e ama, le sue parole che ti abbracciano come un vento granulare: note umane come canti di una balena che si trasformano in una geografia immersiva, un luogo ideale e reale dove le sue opere sembrano alberi con la testa nel cielo e le radici nel suolo della memoria. 

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